Chiamare la morte



Come quasi ogni mattina, anche oggi, mi collego ad internet e apro la pagina iGoogle: leggo questa notizia.
Il suicidio. Mi sento sempre un po' frastornata quando leggo notizie su persone che si sono tolte la vita volontariamente. Cosa gli può mai essere successo di così angosciante, distruttivo, malvagio da avere il potere di ordinargli un gesto del genere. Gesto che va contro ogni logica di sopravvivenza.
Forse non sono mai state amate. Da nessuno. E, la Tentazione ha preso il sopravvento.
O forse loro stessi pensavano di non essere amati, non lo credevano possibile, per chissà quale ragione. Credo, però, che la mente, e le amozioni, sia formata anche dai messaggi che il contesto in cui si vive, invia all'altro.
Non so. E', di sicuro, un gesto su cui è complicato fare chiarezza e che è intriso di troppe variabili interne alla persona che compie il gesto.
Un gesto di vendetta? Di riscatto? Oppure, l'unico modo, secondo loro, disperato di attirare l'attenzione? Di rimanere nella mente delle persone per sempre, con i sensi di colpa che si attivano in chi rimane?
In chi si uccide o tenta di farlo, il passato, il presente e il futuro si confondono.
Il passato, da dove arrivano spinte all'atto disperato.
Il presente, in cui ci si sente incastrati: giorni uguali l'uno all'altro, senza varianti, senza saper cogliere le sfumature di diversità, di possibili combiamenti.
Ma è il futuro in cui si annida la disperazione. L'incapacità di sperare, di essere rimasto senza futuro, senza progetti, bloccato. Un eterno buio, dove la luce e la speranza non ci sono, non si vedono.
Chiedere aiuto diventa difficile, forse impossibile nella convinzione che nulla si può fare per cambiare le cose. Ci si sente prigionieri.
Allora, paradossalmente ed erroneamente, la morte diventa luce, salvezza, via da seguire.
Un aiuto che arriva in questo momento, non è più valido?
Non credo. Sempre ed in ogni momento della vita è possibile cambiare, anche se bisogna imparare a cogliere i messaggi di salvezza.
Ma credo sia ancora più incisivo e importante arrivare prima, molto tempo prima: se si sta attenti all'altro, se lo si ascolta nel profondo, allora si può prevenire, si può aiutare, si può dare una possibilità in più.
Chiamare la morte Chiamare la morte Reviewed by Paola Romitelli on 08:39 Rating: 5

9 commenti:

  1. Al di là delle ragioni che possono spingere una persona al suicidio, a posteriori non credo che si possa dare alcun tipo di giudizio.
    Credo che quella che può essere la possibile ragione di questi gesti, anche se specificata da chi lo compie con un messaggio che lascia ai posteri, in realtà sia in gran parte dei casi, se non sempre, una goccia che fa travasare il vaso della vita passata in quello della morte. Passato non necessariamente traumatico.
    Ci sono tante cose inspiegabili della vita, una di queste è il suicidio, che a prima vista può essere letto come la fuga estrema.

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  2. io ad esempio non so se potrei sopravvivere a mio figlio, anche se sono andata avanti tra mille dubbi finora dopo l'incidente e la cecità.. ma ci sono attimi che sono un'esistenza invivibile e forse l'unica cosa che rimane da fare è quella di farsi sparire.
    oltre alla perdita di un figlio non so cosa può spingere al suicidio, argomento troppo importante per poterne discuterne in poche righe.
    a volte penso che non esistiamo, forse chi arriva a questo punto può essere anche capace di suicidarsi..
    buon ferragosto, ciao laura

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  3. salve a tutti!

    io desidero morire ma non sono ne depresso ne angosciato ma sono mostruosamente sensibile ma anche forte e sento la malvagita´delle persone quando capiscono che con me la falsita non funziona purtroppo a volte mi piacerebbe non capire niente ne esere cosi sveglio verso queste vibrazioni che si trasformano in messaggi con parole.
    in sintesi...credo che ci sono vari motivi che spingono una persona al suicidio, non ce ne uno solo ma svariati, quando non sei uguale a gli altri non sei normale, perche tutti sono uguali, cio´non significa che sei un marziano ma solo che le persone seguono una linea comportamentale di relazioni, uno che non sta al gioco sporco delle interazioni umane quelle fetide e´automaticamente escluso e forse e´proprio la sensazione forse quella che ti fa dire ma che cazzo ci faccio qua questo non e´il mio posto! scusate i miei errori di ortografia.

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  4. Alfie, è finzione, non è il reale comportamento umano, nella maggiorparte dei casi: probabilmente molti di questi "mostri" che vedi tu se presi per le giuste corde sono assai sensibili ma attuano questo triste teatrino come mezzo di difesa. Poi ci si abituano tanto da non riconoscerla più come una maschera. Invece di pensare al suicidio leggiti qualcosa di Pirandello...

    Personalmente io sono convinto che alcuni possano scegliere questa via perchè impossibilitati ad ammettere di avere qualcosa (di qualunque tipo) da sistemare nella propria vita. Per loro confidarsi, specie oggi dove il giudizio universale (colle minuscole) della gente è piuttosto forte e dove ognuno va solo per sè, è visto come qualcosa di innaturale (siamo nell'epoca dell' individualismo) se non di umiliante.

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  5. "Personalmente io sono convinto che alcuni possano scegliere questa via perchè impossibilitati ad ammettere di avere qualcosa (di qualunque tipo) da sistemare nella propria vita."

    Personalmente sono convinto che spesso si è talmente consapevoli di ciò che di ha e si è, che la rabbia di per vedersi in quei panni (non necessariamente zuppi di disastro) può spingere a fare qualsiasi cosa. E spesso molti sanno cosa passa per la mente di chi pensa al suicidio ....non è una questione di non comunicazione.

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  6. Non ti capisco. Dici che le persone non si costruiscano un ideale e si uccidano perchè capiscono di non poterci arrivare ma decidano di morire perchè stanchi della loro vita e del loro ruolo? E chi gli impedisce di far qualcosa per cambiare? Inoltre aggiungi che secondo te non è una questione di non sapere della disperazione altrui ma di non avere alcun interesse ad aiutare il prossimo? Ma che pessima opinione hai della razza umana?

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  7. Non ho detto niente di ciò che hai pensato di capire.
    Non ho voglia di spiegare oltre.

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  8. @ Marco B.
    "Non ti capisco. Dici che le persone non si costruiscano un ideale e si uccidano perchè capiscono di non poterci arrivare ma decidano di morire perchè stanchi della loro vita e del loro ruolo? E chi gli impedisce di far qualcosa per cambiare?"
    Credo che la risposta sta nel narcisismo ( la parte fragile del narcisismo ): è inibito e schivo, cerca di non essere mai al centro dell'attenzione e ha difficoltà nei rapporti con gli altri. E' molto sensibile e gli atteggiamenti del prossimo lo condizionano eccessivamente, le critiche lo feriscono profondamente. Ha un complesso di inferiorità manifesto che gli fa considerare gli altri perfetti (idealizzazione del prossimo) e se stesso inadeguato (sentimenti cronici di inadeguatezza). Sente frequentemente vergogna e umiliazione, impotenza e sconforto. Queste ultime sensazioni evocano una situazione depressiva. Può presentare somiglianza con la personalità fobico ossessiva. Difficilmente riuscirà ad avere successo nella vita, proprio per la sua forte inclinazione ad auto-svalutarsi (complesso di inferiorità).
    http://www.mediazionefamiliaremilano.it/psicologia/inferiorita_superiorita.shtml

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